... Istanbul!

Megalopoli con ben 12 milioni di abitanti, la città ha attraversato diverse epoche storiche, passando dallo splendore alla decadenza innumerevoli volte; prima Bisanzio, durante l’epoca dei coloni greci, poi Costantinopoli, capitale dell’ Impero Romano d’Oriente, infine capitale dell’Impero Ottomano.

Oggi Istanbul rimane una città ricca di testimonianze storiche, che ne fanno, a nostro avviso, una delle mete più affascinanti d’Europa.

Appena atterrati all’Istanbul Atatürk Airport, prendiamo metropolitana e tram per raggiungere la zona di Sultanahmet, il centro storico; facciamo una sosta veloce per un primo e ottimo kebab in un localino per niente turistico prima di raggiungere il nostro hotel, l’Amethyst (www.amethysthotel.com), hotel 4 stelle prenotato tramite Agoda ad un tariffa super scontata.

La nostra fedele Lonely Planet ci guiderà per i prossimi 2 giorni e mezzo.
E’ proprio nella zona di Sultanahmet che si concentrano le attrattive principali, Hagia Sophia, Moschea Blu, Palazzo Topkapi, Gran Bazaar, mercato delle spezie…senza dubbio si tratta della zona più turistica di Istanbul, ma con prezzi tutto sommato abbastanza contenuti.
Muoversi per Sultanahmet è molto semplice: il tram T1 per sole 3 lire turche a corsa fa sosta davanti ad ognuno dei luoghi menzionati sopra; ci si può anche spostare a piedi, in quanto è tutto concentrato in un’unica zona ben delimitata.

Il primo pomeriggio lo dedichiamo ad una lunga passeggiata per il quartiere accompagnati dall’odore onnipresente della carne dei kebab; la temperatura è perfetta, ci sono 22°. Raggiungiamo Hagia Sophia e la Moschea Blu, ma facciamo appena in tempo ad ammirarle velocemente da fuori, perché si mette a piovere; decidiamo quindi di rifugiarci al Gran Bazaar, per fare un po’ di shopping. Ci ritroviamo immersi in questo enorme e turistico mercato al coperto, dove si susseguono bancarelle che vendono pashmine, lampade, piatti, ciotoline, abbigliamento taroccato e chaplas vari. E’ tutto molto colorato e i soffitti a volta con decorazioni ottomane lo rendono un luogo molto caratteristico, per quanto turistico.
Usciamo un po’ storditi dalla confusione del Gran Bazaar e decidiamo di fermarci per fumare il narghilè e bere un caffè turco.
La sera ceniamo in un ristorantino tipico, a base di polpette di agnello, riso e verdure; qualche foto alle moschee illuminate e andiamo a dormire.

La mattina seguente ci alziamo di buon ora, abbiamo un programma molto serrato da rispettare. Andiamo subito alla Cisterna Basilica, fortunatamente la coda per entrare si smaltisce in fretta. Ci ritroviamo all’interno di un enorme spazio sotterraneo; 300 colonne dai capitelli corinzi sostengono il soffitto. La cisterna era stata fatta costruire da Giustiniano durante l’epoca romana e veniva utilizzata come enorme pozzo da cui attingere l’acqua per la città. L’atmosfera è molto suggestiva, l’ambiente buio con poche luci che illuminano il basamento delle colonne; sul fondo vi è un sottile strato di acqua che permette la sopravvivenza di alcuni pesci.
Ci rechiamo come seconda tappa ad Hagia Sophia, a pochi passi dalla Cisterna Basilica; la coda per entrare è infinita…fortunatamente veniamo avvicinati da una guida che ci propone un tour per 10 € a testa, ma soprattutto ci farà saltare la coda. Accettiamo ed entriamo nella maestosa Hagia Sophia.
Distrutta e ricostruita più volte nel corso dei secoli a causa di incendi e terremoti, prima in legno, poi in marmo, è stata prima chiesa, poi moschea e oggi è un museo.
All’interno coesistono elementi legati all’epoca ottomana, come la galleria del sultano e la loggia del muezzin, ma contemporaneamente si possono notare i mosaici che ritraggono scene della cristianità, che sono stati riportati alla luce, dopo essere stati oscurati e nascosti nel suo passaggio da chiesa a moschea.
Proseguiamo con la visita della Moschea Blu, subito di fronte ad Hagia Sophia, il cui nome deriva da piastrelle di ceramica turchese inserite nella parete e nella cupola. Molto più recente e con meno storia rispetto ad Hagia Sophia, è comunque molto suggestiva e l’ingresso al suo interno è gratis.
E’ quindi il turno del palazzo del sultano, il maestoso Topkapi, che si erge su di un promontorio affacciato sullo stretto del Bosforo. Adibito oggi a museo, si possono ammirare all’interno delle sue innumerevoli stanze i tesori del sultano, dai gioielli, agli abiti e armature, le sue armi e l’ harem, dove però non entriamo in quanto bisogna acquistare un biglietto a parte.
Siamo stremati dopo ore di cammino e pranziamo con un piatto di spaghetti e un kebab.
E’ ormai pomeriggio inoltrato e ci rimane da vedere il mercato delle spezie, molto turistico ma davvero stupefacente per il suo mix di colori: ci lasciamo prendere la mano e senza quasi accorgercene spendiamo 50 € in dolcetti turchi, frutta secca e candita, spezie e pomodori secchi.
Rientriamo in albergo e ci prepariamo per la serata; siamo stati invitati a cena da un collega turco del mio fidanzato nella parte asiatica di Istanbul, al di là dello stretto del Bosforo.
Con il tram T1 arriviamo fino al porto e prendiamo il traghetto, vedremo una parte della città poco turistica e ci immergeremo nella realtà del posto. Notiamo fin da subito l’assenza di turisti, passeggiamo tra localini frequentati dai locali e ceniamo in un ristorante assolutamente tipico a base di vari piatti di pesce accompagnati dal raki, la bevanda turca nazionale, alcolica e aromatizzata con anice e menta. Noto con stupore che il nostro nuovo amico Hakan e la moglie pasteggiano unicamente con il raki e loro si stupiscono perché bevo solo acqua…
Serata molto piacevole e particolare, che si conclude a notte fonda, poiché impieghiamo 1h30 a rientrare a Sultanahmet con il taxi (a quell’ora non ci sono più traghetti), a causa del traffico e di continui controlli da parte della polizia.

Abbiamo ancora un giorno a disposizione e lo dedicheremo alla visita della parte moderna di Istanbul; attraversiamo il ponte che parte dal porto, animato da una miriade di pescatori e ristorantini di pesce, e arriviamo nel quartiere genovese, fatto di sali scendi con la sua imponente torre di Galata, costruita dai coloni genovesi; la torre faceva parte delle fortificazioni che circondavano la cittadella di Galata e durante l’impero ottomano veniva utilizzata per avvistare gli incendi.
Proseguendo a piedi arriviamo ad Istiqlal Street, un vialone moderno e poco caratteristico, con McDonalds, Burger King, gelaterie, pasticcerie e negozi di abbigliamento; la via termina nella gigantesca piazza Taksim, sede del Monumento alla Repubblica che commemora l’istituzione della Repubblica Turca.
Sulla via del rientro passiamo dal mercato del pesce, dove ci si può far friggere il pesce sul momento e scoviamo sul retro una zona piena di ristorantini tipici.
Siamo giunti all’ultima sera purtroppo, ci concediamo una cena non poco costosa a base di pesce e ammiriamo per l’ultima volta le moschee illuminate.


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